La PA sta già percorrendo la strada dello Smart Working, molte regioni hanno già buona parte dei dipendenti che lo utilizzano, come si evince dal sito del ministero della Pubblica Amministrazione

Due punti creano particolari problemi all’efficace utilizzo di questa modalità di lavoro:

Il primo riguarda la necessità di reingegnerizzare i processi, questo impatta sia sull’operatività legata all’erogazione dei servizi che sul modo di gestire il rapporto di lavoro che comporta una maggiore responsabilizzazione dei lavoratori, concedendo loro più diritti con meno controllo, rispetto al rapporto attuale che è culturalmente molto normato e sindacalizzato, poco incline ad un rapporto per obiettivi.

Il secondo aspetto è legato alla frammentazione dei centri di elaborazione dati e della convergenza delle piattaforme pubbliche che in fase di analisi ha fatto emergere l’esistenza di oltre 11.000 datacenter diversi a sostegno dei servizi digitali della pubblica amministrazione italiana. Una tale frammentazione infrastrutturale è sintomo di un’altrettanta capillarità di competenze, ruoli e responsabilità su tutto il territorio nazionale.

Le decisioni operative per l’azienda Italia non verranno prese quindi a livello centrale bensì a livello di singola P.A. con scenari potenzialmente disastrosi.