Codice di comportamento ai tempi del coronavirus: smartworking ed emergenza

L’autunno porta con sé l’aumento dei contagi. Con la necessità di proseguire ancora a lungo a lavorare in smart working. 

E la revisione dei Codici di comportamento.

Passata l’emergenza, molti Enti stanno riprendendo in mano le linee guida di ANAC per adeguare il proprio codice di comportamento.

E salta all’occhio una cosa: sono di febbraio 2020.

Interessanti e ben scritte come ANAC sa fare.

Ma pensate per un mondo che non esiste più.

Covid ci ha imposto di confrontarci con due fattori rivoluzionari:

Ø lo smart working

Ø la gestione dell’emergenza.

Un mondo nuovo.

Sotto il profilo della vita quotidiana.

Ma anche con riguardo al comportamento del lavoratore pubblico.

E del Dirigente pubblico.

Il Codice di comportamento se, come dice ANAC, è utilizzato come strumento di cambiamento della cultura organizzativa e del sistema di Valori di riferimento, può essere uno strumento utile per guidare la riflessione.

 

Smart working

Spesso, pensando all’etica dello smart working viene in mente il lavoratore che, nel silenzio della propria casa, lontano dagli occhi responsabilizzanti del proprio capo trascorre le giornate a fare tutt’altro che lavorare, mantenendo la connessione attiva mentre guarda le sue serie preferite su Netflix.

In realtà, come abbiamo visto nel corso dei webinar, spesso anche i capi hanno un comportamento poco etico nei confronti dei collaboratori: non solo telefonate e email fuori orario; l’atteggiamento di molti capi ha portato i lavoratori agili ad avere le ansie rispetto alle loro performance evidenziate da molte indagini di questa primavera. Il diritto alla disconnessione è chiaramente utilissimo, ma senza incidere sui valori e sui comportamenti dei capi, il problema non si risolve.

Come sempre, se il controllo non poggia su una cultura organizzativa responsabile, difficilmente sarà efficace.

Soprattutto quando i comportamenti agiti non possono essere visti dagli altri.

Ma i Codici di comportamento possono essere molto utili anche per aiutare i lavoratori a fronteggiare altre difficoltà: resistere alle pressioni di conoscenti che chiedono accesso privilegiato ai servizi o anche “semplicemente” informazioni riservate è molto più difficile.

Il codice può anche essere uno strumento che supporta i lavoratori nel capire come resistere.

E, a volte, la formazione sul codice può essere un’occasione per aiutare i lavoratori a riflettere su quali sono gli effetti del divulgare informazioni che sembrano innocue.

 

Gestione dell’emergenza

Nell’emergenza molte regole vengono bypassate.

È normale e anche funzionale: la cosa più importante è rispondere ai bisogni dei cittadini.

Ma quelle regole che in nome dell’emergenza vengono silenziate sono necessarie per garantire l’equità dell’azione amministrativa. E senza equità non è possibile garantire una risposta efficace ai bisogni della collettività.

Questi mesi ci hanno insegnato che l’emergenza è la nostra nuova quotidianità.

Diventa perciò fondamentale attrezzarsi per affrontarla.

Se a livello alto possiamo farlo con una “Programmazione liquida”, diventa importante anche fare un ragionamento sui comportamenti: cosa bisogna fare quando si è in una situazione di emergenza? Quali regole è accettabile superare? E quali devono comunque essere rispettate ad ogni costo?

Questa riflessione non può essere lasciata al senso di responsabilità di ciascun lavoratore per due motivi.

Innanzitutto, troveremmo risposte differenziate e questo, per definizione, inficia l’equità e l’imparzialità dell’azione amministrativa: lo stesso cittadino che andasse da un dipendente troverebbe una risposta e da un altro riceverebbe un trattamento diverso.

Quindi è interesse dell’organizzazione che questa riflessione venga fatta a livello organizzativo e valga per tutti.

In secondo luogo, è responsabilità dell’organizzazione fornire queste indicazioni ai lavoratori: ogni dipendente pubblico deve sapere quali regole seguire e sentirsi sicuro rispetto a eventuali future osservazioni sull’opportunità di certe scelte.

Il risultato dell’insicurezza è quella burocrazia difensiva della quale tutti conosciamo i danni e che tutti vogliamo evitare.

Le riflessioni sui comportamenti appropriati durante lo smart working e in situazioni di emergenza potranno quindi integrare il Codice di comportamento per renderlo uno strumento davvero efficace di guida e indirizzo sui Valori dell’organizzazione.

Chiara Pollina