Spazio alle PMI - prendi i soldi e scappa - il contratto di smart working

Contratto o non contratto? Questo è il dilemma

Secondo i dati del Laboratorio sullo Smart working del Politecnico di Milano, le PMI utilizzano il lavoro agile in meno della metà dei casi rispetto alla Grande Impresa. Infatti, mentre il 65% delle Grandi Imprese offre ai propri dipendenti una qualche forma di smart working, soltanto il 30% delle PMI lo fa.Ma non è solo questa la differenza.
Infatti, se guardiamo il grado di formalizzazione di questo strumenti, vediamo che, mentre nell'89% dei casi le Grandi Imprese attivano percorsi strutturati, le PMI lo fanno solo nel 40% delle situazioni.
Questo significa che il 60% dei lavoratori che fanno smart working nelle PMI lo fa informalmente, senza aver sottoscritto nessun accordo individuale.
Questo dato è probabilmente dovuto al fatto che le PMI temono che sottoscrivere un contratto individuale di smart working potrebbe generare delle rigidità difficili da sostenere nel caso in cui i volumi d'affari   

dovessero subire una contrazione.
Inoltre, molti dei capi delle PMI temono che, lavorando da casa, alcuni dipendenti potrebbero tenere dei comportamenti opportunistici. Vedremo quando affronteremo la valutazione della prestazione e la leadership cosa si può fare per evitarlo (ma anticipiamo già adesso che si può fare molto).
Formalizzare i contratti porta però due aspetti positivi.
Il primo è connesso con il fatto che allo smart working sono associati degli incentivi economici. E questi si applicano chiaramente solo ai contratti formalizzati.
In secondo luogo, la formalizzazione dei criteri all'interno di un contratto, garantisce equità di trattamento a tutti i collaboratori e limita il rischio che lo smart working sia vissuto come un privilegio e generi invidie che rovinano il clima aziendale.
La soluzione è definire dei contratti che consentano la flessibilità necessaria per le PMI.

Chiara Pollina