Per le organizzazioni che decidono di attivare percorsi formalizzati di smart working, le Regioni hanno attivato risorse decisamente significative.
Lo stanziamento complessivo è infatti di quasi 33 milioni e mezzo; oltre metà delle Regioni sostiene le aziende (spesso con focus sulle PMI), mentre il 15% delle Regioni ha previsto fondi per le Pubbliche Amministrazioni. Solo il 35% delle Regioni non ha, al momento, attivato linee di finanziamento per sostenere l'introduzione del lavoro agile, ma non è detto che non lo faranno in futuro.
L'importo dei finanziamenti, tutti a fondo perduto, varia moltissimo, da un minimo di 1.000 € a un massimo di 200.000 €, ma il tetto massimo si aggira mediamente fra gli 8.000 e i 15.000 €.
Per sua natura il contratto di smart working è svincolato dall’orario di lavoro. Esistono però dei vincoli che la legge pone a tutela della salute del lavoratore:
non si possono superare le 48 ore settimanali e le 13 ore giornaliere. Inoltre, devono essere assicurate 11 ore di riposo consecutive.
Il lavoratore può scegliere quando rendere la prestazione. Tuttavia, il datore di lavoro può imporre delle fasce di reperibilità o anche di rendersi disponibile e contattabile in orari definiti dall’organizzazione per partecipare a riunioni o altre attività con il gruppo di colleghi.
Queste indicazioni che disciplinano le forme di esercizio del potere direttivo devono essere contenute nell’accordo individuale.