Qualche dato su: La dolce vita - ma lo smart worker, che fa?

I Millennials e lo smart working

Secondo molte ricerche, per i Millennials (i nati fra il 1980 e il 1999) a differenza delle generazioni precedenti, non è immaginabile dover scegliere tra carriere, famiglia e una vita piena.

Per questo motivo,  quando cercano un lavoro, fra le loro priorità c'è la possibilità di avere tempo per le vacanze (terzo posto con l'86%) e un lavoro flessibile (quinto posto con il 79%).
Considerando che i Millennials sono ormai circa il 35% dei lavoratori, ci aspetteremmo un interesse verso lo smart working del 30% (se immaginiamo che chi desidera tempo per le vacanze e la possibilità di avere dei momenti in cui staccare dal lavoro possa essere interessato al lavoro agile)  o almeno del 28% (se ci limitiamo a chi ha esplicitamente espresso interesse per il lavoro flessibile.
Invece, non solo lo smart working è utilizzato dal 2% dei lavoratori, ma la fascia di popolazione che ne usufruisce maggiormente è fra i 45 e 54 anni.

Le relazioni dello smart worker

Lo smart working sembra migliorare le relazioni con i colleghi, con il capo e con il proprio lavoro.
Infatti, i lavoratori agili hanno una soddisfazione media su tutti e tre questi parametri superiore rispetto a chi lavora stabilmente all'interno del proprio ufficio.
In contrasto con questo dato, però, osserviamo che una delle criticità più significative evidenziate dal 35% degli smart worker è una percezione di isolamento.

(Dati Osservatorio smart working del Politecnico di Milano)

Chiara Pollina